
Il nuovo Governo giallo-verde stava per nascere sulla scorta di due dichiarazioni di intenti molto forti, espresse da due leaders dei partiti che compongono questa singolare maggioranza di governo. Singolare perché non espressamente votata dagli elettori ma creatasi il giorno dopo le elezioni proprio tra chi sosteneva che non dovesse materializzarsi un’alleanza post voto ma solo ante voto. Bene, si diceva, le due dichiarazioni:1. “Anteporremo gli interessi degli Italiani ai nomi”; tant’è che Di Maio e Salvini in primis hanno fatto un passo di lato a vantaggio di un
premier terzo, addirittura, violando uno dei loro maggiori cavalli di battaglia in campagna elettorale ovvero quello secondo il quale “il Premier deve essere espresso dal popolo”
2. Il governo nascente sarebbe dovuto essere politico e non affatto tecnico.
L’accordo, il contratto, guai a dire inciucio, per carità, a dire degli stipulanti, più grandioso di sempre, quello che avrebbe portato l’Italia nel benessere, la novità assoluta, la “terza Repubblica” è naufragato per violazione dei due principi sopra elencati. È stato infatti imposto un “nome” (punto 1) e questo nome era di un tecnico (punto 2). Strano davvero! Come mai non hanno accettato il suggerimento del Presidente della Repubblica di mettere a quel Ministero Giorgetti? Giorgetti è il numero 2 in pectore della Lega non uno qualsiasi. Davvero sarebbe stato impedito a Giorgetti di collaborare a stretto gomito con Savona? Come mai i “nomi” non gli hanno imposti per nessun Ministero tranne che per l’Economia?
Ora, poniamoci qualche domanda con il sistema del paradosso per esemplificare. Che accadrebbe se un nome indicato ad un Ministero dichiarasse nei giorni precedenti, o peggio, fosse noto per le sue dichiarazioni relative al personale convincimento che solo una “guerra” possa ristabilirte gli equilibri in Europa? Oppure che succederebbe se un futuro Ministro fosse noto per una accentuata predilezione per gli stermini di massa o l’uso di armi chimiche? Davvero il Presidente della Repubblica non potrebbe rifiutare ai sensi e per gli effetti dell’art. 92 della Costituzione e delle norme Costituzionali che ripudiano la guerra e valorizzano la dignità umana la nomina di quel Ministro? Siamo sicuri? Perché se così fosse potremmo davvero desumere che sia nominabile chiunque a Ministro e che a quel punto il passaggio da quel ruolo di Garanzia che è il Presidente della Repubblica sia del tutto inutile.
Massimo Luciani, costituzionalista e presidente dell’Associazione costituzionalisti italiani, ha detto al Corriere della Sera: «Il presidente Mattarella ha esercitato i suoi poteri costituzionali. […] Il presidente ha ritenuto che la scelta di un certo ministro per una posizione chiave del governo mettesse a rischio gli interessi del nostro paese. Questa è una valutazione istituzionale».
Tornando al caso Savona e al programma del nascente governo giallo-verde s’è ritenuto, alla luce del combinato disposto delle dichiarazioni del noto economista e dalla lettura del programma di governo, che ci fosse una possibilità, neanche tanto remota di uscita dell’Italia dall’Euro e che questo violasse l’art. 10 della Costituzione (rispetto degli accordi internazionali) e dell’art. 49 (tutela del risparmio degli Italiani). In questo senso, le parole del Presidente Mattarella (quanto le hanno ascoltate davvero?) sono chiarissime!
Ultimo ma non ultimo, vorrei ricordare a me stesso che i Ministri una volta nominati debbono giurare fedeltà alla Costituzione.
Luca Volpe