Impegno politico

Solitamente le tragedie accompagnate dalla morte meritano nell’immediato il cordoglio, quanto più silente, delle Istituzioni. Poi, le stesse Istituzioni dovrebbero quanto prima sbrogliare e risolvere le prime questioni inerenti alle emergenze. In questo caso, emergenze collegate ai superstiti, alle esigenze abitative, a quelle della viabilità e a tutte quelle che, in qualche modo

connesse all’evento, hanno subito un danno, un arresto, una problematica. Poco più in là, giunge il tempo delle riflessioni per arrivare alle proposte serie, importanti, di prospettiva. Tutto questo si affronta pensando alle vittime e al fatto, come si suol dire, che “fatti simili non devono più verificarsi”.  Affrontare queste questioni con altri modi, con altre finalità, con atteggiamenti, seppur non voluti, equivoci, dubbi, inopportuni è offendere la memoria delle vittime. Davanti a morti, a persone che rischiano di rimanere senza un’abitazione, senza lavoro, senza un reddito, a persone che hanno perso tutto o quasi tutto non si può dire qualsiasi cosa, non si può sbagliare nemmeno una virgola, non si può essere approssimativi, superficiali, impulsivi. E purtroppo lo si è stati. Lo si è stati annunciando, apertis verbis, di non voler aspettare i tempi della Giustizia. Lo si è stati facendo mirabolanti dichiarazioni su fantomatiche sedi all’estero dell’Ente gestore delle Autostrade che risultano infondate. Lo si è stati fingendo di non essere quella parte politica che ha ostacolato misure, la Gronda, a favore di un minore stress di quel ponte. Lo si è stati minacciando revoche che potrebbero aggiungere alla tragedia avvenuta altre problematiche quali la perdita di lavoro dei dipendenti delle aziende revocate, costi inauditi per lo Stato (che forse potrebbero essere impiegati per la manutenzione) e altre conseguenze non certo a vantaggio della collettività. C’è già stato un tempo in cui il Governo decideva tutto ciò che riteneva di poter e voler decidere. Un tempo in cui il Governo si sostituiva alla Giustizia, in cui faceva e disfaceva i contratti unilateralmente a suo piacimento, un’epoca in cui riteneva di poter calpestare ogni principio, ogni regola, ogni norma perché esso stesso era principio, regola, norma. Era l’epoca dei re e dei dittatori. Il ritorno a modi di quell’epoca così come questo modus operandi approssimativo, semplicistico, sciatto non è, non può essere, un modo per onorare le vittime che invece meritano di vedere accertate le responsabilità in sede giudiziaria, in modo serio, veloce, “spietato”. Che meritano, in loro memoria, una rivisitazione di tutte le infrastrutture del Paese, una ridiscussione pacifica con l’Ente gestore delle Autostrade per una armoniosa e proficua collaborazione in termini di sicurezza e migliore fruibilità del servizio, che meritano che l’intero Paese, tutti, di ogni schieramento politico, collaborino affinché tali accadimenti non debbano più verificarsi. Senza proclami, senza alzare i toni, facendo molti fatti e pochissime (niente sarebbe meglio) chiacchiere.

Luca Volpe

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