Con ordinanza emessa in data 14.7.2017 il GIP del Tribunale Napoli nord non convalidava l’arresto di un soggetto in relazione al reato di atti persecutori ex art 612 bis c.p. nei confronti della nipote ritenendo che non ricorresse la condizione della quasi flagranza del reato implicante l’immediata ed autonoma percezione da parte di chi procede all’arresto delle tracce del reato e del loro collegamento inequivocabile con l’indiziato; applicava comunque all’indagato la custodia cautelare in carcere in relazione al reato suddetto.
Giunti dinanzi alla Suprema Corte, questa, in sentenza, aveva modo di rilevare come “tale valutazione non tiene conto così come dedotto dal PM del concreto svolgersi dei fatti in relazione al quale l’art. 382 c.p.p. non è stato correttamente applicato. Ed invero, come si evince nella stessa ordinanza impugnata - nella parte relativa agli elementi che hanno determinato il GIP ad applicare la misura della custodia in carcere invitata 12.7.2017 - una pattuglia del commissariato di PS di Aversa riceveva dalla Centrale Operativa richiesta di intervento presso l’abitazione della persona offesa la quale denunciava il danneggiamento della bicicletta della figlia minore a seguito di incendio di origine dolosa; ivi giunti gli operanti rinvenivano la donna, in stato di agitazione, la quale mostrava loro la predetta bicicletta con il sellino e la ruota posteriore anneriti dalle fiamme; inoltre la donna accompagnava gli agenti presso la sua abitazione dove veniva constatato che la porta d’ingresso risultava carbonizzata in più punti; la donna riferiva che autore del gesto era stato – Tizio – residente al primo piano del medesimo stabile, più volte da lei denunciato per atti persecutori e minacce, il quale poco prima dell’arrivo degli agenti le aveva urlato che l’avrebbe buttata giù dal balcone assieme alla figlia minore; il soggetto tratto in arresto dopo aver udito, dal balcone ove si trovava, la conversazione della donna con gli agenti, raggiungeva il predetto cortile e si avventava sulla donna schiaffeggiandola con violenza in presenza degli agenti e della minore alla quale, in seguito all’aggressione, l’Asl di Napoli refertava uno stato d’ansia escludendo le cinque giorni di prognosi;
Pertanto, la Corte di Cassazione ha ricordato, con riferimento a diverso reato quale l’art. 572 c.p., il principio secondo il quale “è legittimo l’arresto in flagranza per tale delitto, qualora la Polizia Giudiziaria, dopo avere raccolto le dichiarazioni della persona offesa su comportamenti di reiterata sopraffazione, assista personalmente ad un singolo episodio, che, pur non integrando autonoma ipotesi di reato si pone inequivocabilmente in una situazione di continuità con le condotte denunziate dalla persona offesa medesima”
“Invero, analogo tenore della fattispecie di cui all’art. 612 bis c.p., che presuppone anch’essa una pluralità di atti, lesivi della integrità psichica del soggetto passivo, non tutti necessariamente riconducibili ad autonome fattispecie di reato, dà conto del che l’episodio di cui si è resto autore il … dell’aver schiaffeggiato la persona offesa alla presenza degli Agenti di Polizia, costituisca ultimo atto di una serie di comportamenti espressione di un atteggiamento persecutorio da pare del soggetto attivo sul soggetto passivo.
Pertanto, “qualora la Polizia Giudiziaria, dopo aver raccolto le dichiarazioni della persona offesa su comportamenti di reiterata sopraffazione, assista personalmente ad un singolo episodio, che, pur non integrando autonoma ipotesi di reato, si pone inequivocabilmente in una situazione di continuità delle condotte denunziate dalla persona offesa”.
Cassazione penale, sezione V penale, sentenza 14 giugno 2018, n. 27475