Un ragazzo vicino alla maggiore età commetteva quattro gravi episodi di bullismo nei confronti di un suo coetaneo. La vicenda veniva portata davanti ad un Tribunale Civile. Venivano chiesti i danni sia ai genitori del bullo, all’epoca dei fatti minorenne, ma anche al bullo stesso che, nel corso di causa, era diventato, tra l’altro, maggiorenne.
Il Tribunale, nella sentenza, dopo aver evidenziato che le condotte di bullismo fossero delle azioni di rilevanza penale, ha richiamato i principi della Corte di Cassazione che sul tema della responsabilità dei genitori in questi casi afferma che “i criteri in base ai quali va imputata ai genitori la responsabilità per gli atti illeciti compiuti dai figli minori consistono, dunque, sia nel potere -dovere di esercitare la vigilanza sul comportamento dei figli stessi, in relazione al quale potere-dovere assume rilievo determinante il perdurare della coabitazione; e sia anche e soprattutto nell'obbligo di svolgere adeguata attività formativa, impartendo ai figli l'educazione al rispetto delle regole della civile coesistenza, nei rapporti con il prossimo e nello svolgimento delle attività extrafamiliari”.
La condanna, a 14.500 euro, è stata quindi inflitta sia ai genitori che al figlio, ormai, maggiorenne.
Tribunale di Sondrio, sentenza 3 marzo 2021, n. 63