Appare sempre più evidente il percorso della Politica Italiana di continuo ed inesorabile allontanamento dal tessuto sociale ed in particolare da quello più umile, più modesto, più ampio. Se è vero che la Politica ha le sue logiche, le sue dinamiche, è altrettanto incontestabile che molte delle stesse, oggi, appaiono anacronistiche, obsolete, addirittura, deleterie. Così come a livello locale, anche a livello nazionale si assiste ad una ossessiva ricerca di alleanze e si tende
di volta in volta, a creare il "nemico" così come parte della politica aveva, fallendo, fatto in passato. Si giunge, poi, ad indicare, in concreto, il timore di nuovi atteggiamenti dittatoriali. Già, è vero, ci sono, è innegabile. Ci sono slogan, discorsi, movimenti e atteggiamenti tipici di noti stereotipi delle dittature del passato. Le alleanze in questo senso sono una giusta strada da intraprendere. Tuttavia, è con dolore che non può che non evidenziarsi la mancanza da parte di tutti, anche di coloro che hanno costituito movimenti popolari (e questo la dice lunga sulle reali intenzioni di questi movimenti), di attenzione nei confronti di fenomeni, tra loro strettamente collegati, che, sempre più, stanno minando le fondamenta del sistema democratico. Il preoccupante dilagare dell'analfabetismo di ritorno si abbina drammaticamente alla crescita esponenziale di coloro che sono stati definiti neet generation, ovvero, giovani tra i 15 e i 29 anni che né lavorano, né studiano, né cercano un'occupazione. Un binomio che sta portando ad avere un numero di elettori di cui doversi preoccupare in termini di coscienza e civiltà. Nel caso si dovesse continuare a non interessarsi con profonda ed estrema attenzione a questi preoccupanti aspetti della società contemporanea, effettivamente, il pericolo di nuovi atteggiamenti dittatoriali sarebbe più che fondato e la cura, qualora si limitasse al gioco delle alleanze, potrebbe essere piuttosto vana.
Luca Volpe